giovedì 10 maggio 2007

La giornata secondo me

Ore 6.00. Sveglia. Apro gli occhio e penso "Fanculo a tutti quanti, non rompete le palle, andate a cagare. Mi tiro su e coem semrpe cado dal letto.
Con mezz'ora di ritardo sull'orario di marcia, per l'ardua scelta dell'abito da indossare in questa giornata a dir poco perfetta, mi reco verso i mezzi pubblici per affrontare una nuova dura giornata di lavoro.
Aspetto il tram delle 8.40 che, come chiaramente era certo, era più che pieno. Lotto fino all'ultimo secondo per salire ma la stronza della vecchia che sta ferma davanti la porta mi ha spintonata e mi ha lasciata giù, mentre il mezzo si allontanava da me e dalla mia unica possibilità di essere puntuale!
Ore 8.50. Ok. Che fare? Beviamo un caffè. Il bar all'angolo è ovviamente pieno di signorotti in gessato che aspettano le perfette donnine in tailleur. Io cerco di farmi spazio tra la folla quando vedo all'orizzonte un altro tram arrivare. E' lui, è la mia possibilità di avere un ritardo minimo di 5/10 minuti.
Corro all'impazzata e mi butto davanti alla folla. Riesco a farmi spazio nel tram, chiaramente senza un posto a sedere, e mi fermo di fanco ad una cara famigliola, madre e due bimbi. Il modo peggiore per iniziare la giornata. Due bambini odiosi e casinisti, che mi hanno urlato nelle orecchie per tutta la durata del viaggio, la mamma che non aveva un briciolo di autorità e che tralaltro emanava un odore poco piacevole da sotto la maglietta.
O mio Dio, ma cos'è il tram della speranza?
Ore 9.17. Finalmente arrivo a lavoro, sudata, sfatta e ansimante. Il guardiano mi vede da lontano e per ovvi motivi si allontana subito. Arrivo alla mia bellissima scrivania, nel mio ufficio tutto bianco che sa di lavanda e noce, con l'aria condizionata e tanti comfort. Adesso si che posso iniziare a pensare che possa essere una bella giornata.
Ore 9.30. I miei sogni si frantumano. Riunione dell'ultimo minuto, corse da un negozio all'altro, oddio ho dimenticato quell'appuntamento e tutte cose di questo genere.
Ore 20.00. Sono ancora in ufficio. Gli occhi segnati di nero e lucidi. Suonano alla porta. No, non si fa alle otto di sera.
Eccolo, è lui. Il grande boss ha deciso di preparare una contestazione e quindi per almeno altre due ora saremo bloccati a cercare di capire quali parole usare per non cadere nel torto e sperare di guadagnare da questa situazione almeno 500.000 euro.
Ore 22.30. Esco dall'ufficio barcollando. Oddio ora devo prendere ancora i mezzi. E ovviamente sono in ritardo. Mi fermo ad aspettare e quando finalmente arriva il tram è già troppo tardi anche per pensare di mangiare.
Ore 23.40. Finalmente a casa. Oddio devo fare la lavatrice. Oddio la lavastoviglie si è rotta. Cazzo non ho niente da mangiare. Merda non c'è nemmeno l'acqua. Ok vado a letto.
E domani sarà sicuramente una giornata migliore.

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